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IL TRAUMA PSICOLOGICO

Aggiornamento: 16 lug 2024

Una persona che guarda da un buco sulla parete.

Cosa si intende per trauma?

Il termine trauma deriva dal greco “τραῦμα” e significa “ferita”. La radice della parola esprime il movimento nell’accezione del “passare al di là”. Il termine viene utilizzato in medicina per indicare un perforamento o una frattura e, in psicologia, può essere definito quale evento imprevisto, improvviso e imprevedibile che la persona sperimenta come destabilizzante e devastante. 

Il concetto di trauma ha origini molto antiche, compare negli scritti di tutte le culture del mondo e in epoche storiche diverse.

I primi studi sul trauma hanno avuto inizio quando i soldati mostrarono acutissimi sintomi mentre combattevano nelle trincee durante la I Guerra Mondiale.

Alcuni divennero muti, perseguitati dagli incubi, molto spesso grottescamente deformati da paralisi fisiche di origine psicologica.

Traumi grandi e piccoli

La gravità di un trauma è determinata dalla sua natura e frequenza. I traumi possono essere singoli o multipli e si possono distinguere in due categorie: i piccoli traumi, anche detti “traumi con la t minuscola” e i grandi traumi “Traumi con la T maiuscola”. I piccoli traumi corrispondono a “esperienze traumatiche non estreme” che implicano eventi di vita meno catastrofici.Si tratta di una percezione meno intensa di pericolo ma non per questo sono meno traumatici se costanti e ripetitivi. I grandi traumi invece comprendono “esperienze traumatiche di natura estrema”, come la percezione di pericolo sul corpo, attacco al sé o/e che portano alla morte o minaccia all’integrità fisica propria o delle persone care.

Tuttavia è corretto indicare come tale distinzione non valuti la grandezza dell’impatto del trauma. Molto più importante è sostenere come sia la capacità del soggetto di resistere a tale evento traumatico a fare la differenza (la cosiddetta resilienza).

Soffrire per il trauma

Dalla fine degli anni Settanta si inizia a considerare il trauma un disturbo psicologico da trattare. Si delineano infatti delle specifiche categorie diagnostiche legate al trauma, collegate tra loro ma distinte e indipendenti a seconda del diverso impatto che il trauma ha sui survivor (sopravvissuti allo stesso). Gli effetti di un evento traumatico, catastrofico o violento, indipendentemente dalla tipologia di trauma, delineano il quadro sintomatologico definito Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD).


Quali sono i sintomi?

I sintomi tipici del Disturbo Post-Traumatico da Stress coinvolgono diversi aspetti: emotivi, cognitivi, somatici e comportamentali. Insorgono solitamente nei primi 3 mesi dopo il trauma, sebbene possano comparire anche dopo mesi o anni.

Tra i sintomi emotivi più comuni ritroviamo: senso di colpa, vergogna, paura, rabbia, scoppi d’ira, irritabilità, agitazione, nervosismo, tensione, terrore, frustrazione.

I sintomi cognitivi frequenti possono includere: ricordi spiacevoli ricorrenti e intrusivi dell'evento (immagini, pensieri, o sensazioni), flashback (rivivere immagini, odori, suoni, sapori, emozioni, pensieri e sensazioni fisiche), sogni spiacevoli e ricorrenti, sintomi d’ansia (paura di perdere il controllo e di non essere in grado di farcela, paura di subire un danno fisico o della morte, paura di “impazzire”, paura di valutazioni negative da parte degli altri, percezioni di irrealtà o distacco, scarsa concentrazione, confusione, distraibilità, restringimento dell’attenzione, ipervigilanza, scarsa memoria, difficoltà di ragionamento, perdita di obiettività, sensazione di essere paralizzati dalla paura freezing o di voler scappare via). Possono anche essere presenti allucinazioni, deliri, illusioni.

Nei sintomi somatici sono presenti: spasmi, mal di schiena, emicrania, fibromialgia, dolore cronico.

Infine nei sintomi comportamentali si riscontrano: stare lontano da luoghi, eventi o oggetti che ricordano l'esperienza traumatica, evitare pensieri o sentimenti legati all'evento traumatico, fuga da eventi collegati all’evento traumatico, ricerca di sicurezza, iperventilazione, congelamento, difficoltà a parlare, cambiamento di routine personale. 


Quanto è diffusa?

Negli Stati Uniti, il paese che ha coniato il termine e ha dato vita alla definizione del Disturbo, il National Institute of Mental Health (NIMH) propone una stima di circa 5,2 milioni di americani tra i 18 e i 54 anni (o del 3,5% delle persone in questa fascia d’età) affetti da PTSD.

Sempre secondo il NIMH, il 30% dei veterani del Vietnam hanno sviluppato una forma di PTSD dopo la guerra. Mentre fra i veterani della prima guerra del golfo sarebbero circa l’8% le vittime del PTSD.

Secondo l’APA, il 10% della popolazione americana è stata affetta prima o poi da PTSD, anche se sono molte di più le persone che hanno manifestato almeno alcuni dei sintomi.

Gli studi indicano che le donne sono molto più soggette a sviluppare PTSD in seguito all’esposizione a un trauma, così come altre categorie a rischio particolare sono i bambini, gli adolescenti e gli stessi soccorritori.

Inoltre, il PTSD ha un’elevata prevalenza negli adulti sopravvissuti ad abuso fisico e sessuale durante l’infanzia con percentuali che variano dal 37% al 44% (Rosner et al., 2014).

Quali sono le cause?

Chiunque può sviluppare PTSD a qualsiasi età. Questo include veterani di guerra, bambini e persone che hanno subito un attacco fisico o sessuale, abusi, incidenti, disastri o altri eventi gravi. Secondo il National Center for PTSD circa 7 o 8 persone su 100 sperimenteranno il PTSD ad un certo punto della loro vita. Le donne hanno maggiori probabilità di sviluppare PTSD rispetto agli uomini, e i geni possono rendere alcune persone più probabilità di sviluppare PTSD rispetto ad altri.

Il PTSD si sviluppa come conseguenza di uno o più eventi traumatici fisici o psicologici. Alcuni esempi degli eventi che possono determinare il suo sviluppo sono l’esposizione a disastri naturali come terremoti, incendi, alluvioni, uragani, tsunami, guerra, tortura, minacce di morte, incidenti automobilistici, disastri aerei, rapina, malattie a prognosi infauste, lutto, svolgere un lavoro che aumenta il rischio di esposizione ad eventi traumatici (es militari, polizia, personale di primo soccorso), maltrattamento e/o trascuratezza nell’infanzia (neglet), abuso fisico e sessuale nell’infanzia, bullismo.

Perché alcune persone sviluppano il PTSD e altre no?

È importante chiarire come non tutte le persone che vivono un evento pericoloso sviluppino un Disturbo Post-traumatico da Stress; la maggior parte degli individui non svilupperà il disturbo e sono molteplici i fattori che giocano un ruolo fondamentale nel determinare se una persona svilupperà il PTSD. 

Alcuni fattori che aumentano il rischio di PTSD includono: vivere eventi e traumi pericolosi, farsi male, vedere un'altra persona ferita o un cadavere, trauma infantile, sensazione di orrore, impotenza o paura estrema, avere poco o nessun supporto sociale dopo l'evento, trattare lo stress extra dopo l'evento, come la perdita di una persona cara, il dolore e la ferita, la perdita di un lavoro o di una casa, avere una storia di malattia mentale o abuso di sostanze.

I fattori che possono ridurre il rischio di sviluppare un PTSD invece includono: cercare sostegno da altre persone (amici e familiari) trovare un gruppo di supporto dopo un evento traumatico, imparare a sentirsi bene con le proprie azioni di fronte al pericolo, avere una strategia di coping positiva o un modo per superare l'evento negativo e imparare da esso, essere in grado di agire e rispondere in modo efficace nonostante si senta la paura.


Fonti bibliografiche

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